Il gioco dell’oca

Quello di cui vorrei parlarvi in questo post è la socializzazione dei rendimenti, o meglio come è cambiata la natura dei mercati con l’evolversi della tecnologia. I mercati un tempo erano elitari, nel senso che il potervi accedere e il poter conoscere ciò che vi accadeva dentro era patrimonio e prerogativa di una élite a cui ogni tanto – particolarmente durante le bolle o i periodi di euforia di massa – si avvicinavano anche altri strati della popolazione.

Poi è arrivata la tecnologia e dalla metà degli anni 90 in poi ha cambiato tutto e ha cambiato anche il modo di vedere i mercati: soprattutto ha cambiato l’approccio ai mercati e l’idea che in generale le persone hanno dei mercati.

Questo ha portato con sé una serie di conseguenze enormi che verranno studiate in futuro, ma di cui noi stiamo già adesso vivendo gli effetti. Una di queste conseguenze è relativa agli effetti di questo cambiamento sul modo di approcciare i mercati attraverso le varie parti dell’analisi tecnica e quindi ovviamente anche di analisi quantitativa, machine learning e quant’altro.

La mia riflessione è che l’eccesso di democratizzazione – o meglio quella che io chiamo la socializzazione dei mercati – ha portato con sé anche la socializzazione dei rendimenti. La logica è piuttosto lineare. I mercati servono a far soldi, o meglio investire sui mercati in modo professionale deve cercare di rendere il massimo possibile. Questo ha permesso a una serie enormemente più numerosa che in passato di competitor e aziende (ma anche persone fisiche) con mezzi enormemente più potenti di studiare i comportamenti dei mercati. Quindi, quello che prima era un patrimonio di pochi – anzi pochissimi, quindi una conoscenza elitaria, quindi un vantaggio strategico determinante – è diventato una cosa completamente diversa e cioè si è annullato.

Faccio un esempio che può valere per tutti e cioè le strategie di trading che erano applicate dai cta, i classici hedge funds. È un fatto ormai di dominio comune che negli ultimi anni le strategie passive hanno sovraperformato e per molti versi soppiantato le strategie discrezionali e tra queste soprattutto le strategie direzionali. Detto in termini più tecnici – anche se non so quanti di voi mi capiranno ma sicuramente alcuni di voi saranno quantomeno incuriositi da questo concetto – le strategie concave e lineari, e cioè tanto per capirci le strategie di buy on dips, le strategie di short volatilità e le strategie di “Buy and hold” hanno battuto tutti i classici modelli di Breakout (che sono strategie convesse).

Questo – ripeto – è avvenuto soltanto per un motivo e cioè per il fatto che le tecnologie e i big data a disposizione hanno permesso a molti operatori di colmare il vantaggio dei pochi e di renderlo vantaggio di molti: e un vantaggio di molti non è più un vantaggio, soprattutto non è più un vantaggio elitario. Questa considerazione deve essere alla base delle future riflessioni sulle modalità di affrontare i mercati.

Forse questa è una rivoluzione copernicana: o forse noi non stiamo andando da nessuna parte. Forse stiamo soltanto tornando indietro alla casella di partenza, come nel gioco dell’oca. Bisogna riflettere sul perché Ray Dalio un paio di anni fa, all’apice della sua carriera e potenza di fuoco, ascoltato come un oracolo persino dal governo americano, ha deciso di smettere, apparentemente senza nessun motivo.

Le anime semplici potrebbero dire che ha smesso perché aveva talmente tanti soldi che non avrebbe potuto spenderli in 50 vite. Le menti più tormentate e tortuose, come quella del sottoscritto, pensano invece che lui abbia capito qualche cosa che tra un po’ capiremo tutti.

Il gioco dell’oca ultima modifica: 2018-06-19T21:16:55+00:00 da Francesco Caruso