Film – “Reality” (*****)

Luciano è un pescivendolo di Napoli Centrale, con tre figli e una moglie che lo ama e con la quale condivide una storia di truffe piccole piccole che gli serve ad “arrotondare”. La sua vita cambia quando – grazie a un coacervo di casualità – viene selezionato per un provino del Grande Fratello e, nell’attesa del verdetto, subisce una metamorfosi interiore che assomiglia a una contemporanea e distorta “folgorazione sulla via di Damasco”. Garrone firma un film straordinario (il terzo di gran livello, dopo “L’Imbalsamatore” e “Gomorra”), questa volta sulla capacità alienatoria della televisione e sulla profonda distorsione interiore cui può portare – specialmente nel Mondo Dei Senza Tablet E Senza Smartphone – la ricerca del warholiano “quarto d’ora di celebrità che non si nega a nessuno”. I primi dieci minuti del film (come del resto in “Gomorra”) sono semplicemente strepitosi, ma tutto il film è bello e molte sono le scene che restano stampate nella memoria (il provino a Cinecittà, il finale). Garrone poi ha un talento nella scelta delle facce, dai protagonisti all’ultima comparsa, che ricorda Rossellini e De Sica: e Aniello Arena (Luciano, il protagonista) – del quale ormai è ben noto il difficile percorso nella vita reale – è un misto fra Stallone e Totò di rara intensità. Bellissima la fotografia, con lunghi piani sequenza e una particolare tecnica di sfocatura dello sfondo, e bellissima e non invadente la colonna sonora. Ancora una volta, il cinema italiano stupisce il mondo (“Reality” ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes) per la capacità di parlare di temi sociali e umani profondi, raccontando storie minime. Imperdibile.

* = INGUARDABILE
** = MEDIOCRE
*** = BUONO
**** = DA VEDERE
***** = GRANDE FILM
****** = CAPOLAVORO ASSOLUTO

Film – “Reality” (*****) ultima modifica: 2012-09-30T23:40:54+00:00 da Francesco Caruso