[…] Ché pria vivean le stirpi degli uomini sopra la terra,
dai mali immuni, senza gravosi travagli, lontano
dai tormentosi morbi che gli uomini adducono a morte:
ché, tra i malanni, presto vecchiaia colpisce i mortali.
Ma quella femmina il grande coperchio del doglio dischiuse,
con luttuoso cuore, fra gli uomini, e i mali vi sparse.
Solo il Timor del futuro restò sotto l’orlo del doglio,
nell’infrangibile casa, né fuori volò dalla porta,
perché prima Pandora del vaso il coperchio rinchiuse,
come l’egíoco Giove, che i nuvoli aduna, le impose.
Ma vanno gli altri mali fra gli uomini innumeri errando,
perché piena è la terra di triboli, il pelago è pieno.
E vagolano morbi di giorno sugli uomini, ed altri
giungon di notte, improvvisi, recando cordoglio ai mortali,
muti, ché ad essi tolse la voce l’accorto Croníde:
sicché, modo non c’è di sfuggire ai voleri di Giove.
            PROMETEO E PANDORA – Esiodo, “Le opere e i giorni”

 

Tra le molte cose che il Covid-19 ci ha tolto – e non le elenco perché è troppo triste elencarle, anche per rispetto verso chi le peggiori di queste perdite le ha ancora incise sulla pelle e le avrà per molto tempo nell’animo – ci sono cose che il Covid-19 ci ha dato. Una di queste è lo scoperchiamento del vaso di Pandora della politica e dell’economia. Chi guardasse a posteriori le dichiarazioni, i post e gli articoli di questi ultimi due mesi rimarrebbe interdetto dal fenomenale j’accuse, un “tutti contro tutti” tipo quello che si giocava nei dieci minuti finali della ricreazione sul campetto di scuola.

Ma – come sottolinea Nouriel Roubini – questa contrazione e recessione non è una ricreazione o una lieve recessione a forma di V; non appare nemmeno per ora una recessione a forma di U e non appare come una ripresa stile GCF (la Grande Crisi Finanziaria del 2008) quando dopo pochi trimestri la crescita è tornata, per quanto ad un ritmo anemico e al di sotto della media storica; non è nemmeno una L, con una forte contrazione seguita da un po’ di stagnazione. Al momento sembra un I, un pesante bastone verso il basso in cui l’economia reale da marzo e nel secondo trimestre è in caduta libera. Neppure durante la Seconda Guerra Mondiale e la Grande Depressione si era vista la maggior parte dell’attività economica letteralmente chiusa – come in Cina, negli Stati Uniti e in Europa – in modo così veloce, così profondo e così grave. È come se un grande asteroide avesse colpito il mondo e chiuso la maggior parte dell’attività economica globale nel giro di poche settimane.

La politica monetaria ha già implementato in meno di un mese le misure per le quali ci sono voluti tre anni durante la GCF: politica sui tassi di interesse zero (ZIRP), politica sui tassi di interesse negativi (EZ, Giappone e altre parti d’Europa), allentamento quantitativo, allentamento del credito (acquisto di attività private) backstop di banche, non banche, fondi del mercato monetario e persino società (servizi di carta commerciale, obbligazioni societarie, prima IG [Investment Grade] e ora persino “angeli caduti” negli HY), linee di scambio transfrontaliero per far fronte alla grave carenza di liquidità in dollari nel mercato globale, strutture per incentivare i prestiti delle banche a PMI illiquide ma solventi, ecc. . L’intero arsenale della cucina di strumenti politici non convenzionali della GFC è stato distribuito in un mese. La reazione a livello di mercati c’è stata: forse questo ha illuso sulla facilità di risoluzione della situazione. Vorremmo tutti che fosse così, ma probabilmente non lo è. Quindi per ora l’unica domanda seria è se questa grave recessione e questa crisi saranno solo peggiori della GCF o più simili a un’altra Grande Depressione.

Per evitare il peggio, lo abbiamo capito tutti credo, servono tre fattori:

  1. Una risposta medica estremamente decisa, anche per evitare ricadute dalle conseguenze impensabili;
  2. un massiccio stimolo fiscale che serva a far ripartire tutto e la monetizzazione immediata di questo stimolo fiscale tramite l’helicopter money, i “soldi sul conto” di tutti, specie di chi non ce la fa;
  3. anche se la risposta medica arrestasse le pandemie e la risposta delle politiche macroeconomiche sostenesse mercati e economie, bisognerebbe evitare i cigni bianchi, ovvero i rischi di coda diversi dal coronavirus, che potrebbero colpire economie e mercati nel mondo disorientato della seconda metà del 2020: potremmo passare dal Corona-Virus al CyberWar-Virus, dalle guerre fredde a quelle più fredde e calde, e dalla disfunzione politica alla vera e propria violenza, sullo stile del film “Contagion”.

Una situazione del genere è una prova terribile, non solo dal punto di vista concreto, pragmatico, ma dal punto di vista personale, dell’etica e della morale collettiva e di ciascuno di noi. Giudicare a posteriori o fare la morale a questa o quella parte è un’arte talmente facile che non è più un’arte, ma diventa semplicemente una forma pessima di compiacimento.

Quello che serve è azione e reazione ai nuovi stimoli e ai nuovi cambiamenti: ma la reazione non deve essere finalizzata al compiacimento della massa (potrebbe essere un calcolo sbagliato), ma deve essere finalizzata alla vera utilità globale. Allora tutti noi non dobbiamo chiuderci in noi stessi e nel nostro micromondo. Dobbiamo riflettere su chi ha fatto cosa e chi ha semplicemente criticato. Tutti noi dobbiamo capire che questa situazione è collettiva nel senso più profondo del termine e non è una situazione normale, a qualunque livello: dal personale, al finanziario, al politico – e che gestirla non è come gestire un videogame o un programma software. Qui stiamo parlando della vita delle persone. Qui stiamo parlando dei loro soldi. Stiamo parlando del loro futuro del futuro delle loro famiglie e questa è la vera cosa importante in questo momento. Non è più il tempo delle parole: eppure se ne dicono troppe. Il Covid-19 è un avvertimento. Auguriamoci che a livello italiano ed europeo/globale questo avvertimento venga percepito e soprattutto recepito. Quello che sembra mancare in certe situazioni e in certe decisioni è il semplice senso del “giusto collettivo”, che si avvicina molto al senso del bene e del male. La storia ci dice che il sonno della ragione genera mostri e che nelle grandi situazioni di emergenza, una volta che si comincia a scivolare fuori dal giusto diventa difficile fermarsi.

Come dice Esiodo: “non c’è più modo di sfuggire ai voleri di Giove”.

Vale, oggi più che mai, la bellissima frase di Flynn: “La politica non è altro che la schiuma sulle onde dei supercicli. I politici credono di essere i motori della storia, ma ne sono guidati e cercano di regolare qualcosa che si regola da solo. Come individui, alcuni potrebbero aver compreso ciò che sta accadendo, ma nelle società di massa manca loro il potere e la capacità di contrastare le leggi statistiche della storia.” (Flynn, Michael F. (2001) – Einführung in die Psychohistorik)

Il Vaso di Pandora ultima modifica: 2020-05-07T12:37:37+00:00 da Francesco Caruso