2.2014 – Internet

imagesQ6LAHVDMSono arrivato alla conclusione che Internet ha quattro effetti: (1) il libero accesso alle informazioni è deflazionistico, in quanto avvicina il modello globale a quello della concorrenza perfetta che si studia all’Università: solo che ai miei tempi era utopia, ora è realtà; (2) Internet è un sostituto comodo del nozionismo, ma non è un sostituto della cultura; inoltre, in molti casi il valore-tempo perso per cercare l’informazione è superiore al valore aggiunto dell’informazione stessa; (3) Internet (insieme alla telefonia mobile) ha completamente cambiato lo schema di comportamento relazionale e di contatti sociali, quindi sta modificando tutta una filiera importantissima che va dalla struttura della famiglia all’etica comportamentale; (4) Internet, usato male, come succede almeno una volta a quasi tutti, ogni tanto a molti, spesso ad alcuni, ha un effetto letale sulla parte critica dell’intelletto. Mi spiego, riprendendo ed ampliando una considerazione di Cardinal Gardel. L’accesso al sapere prima di Internet era fortemente limitato. Un uomo di formazione umanistica – come chi scrive – non avrebbe ad esempio mai potuto intuire prima di Internet la costruzione delle economie sulla base di strutture di debito “a la Ponzi”, dove è decisivo il peso coercitivo di chi impone moneta e credito imperiale. Tuttavia questa possibilità di conoscenza non ha spostato di molto i complessi di credenze degli esseri umani di queste culture “democratiche”. La possibilità di comprensione sembra essere un fenomeno incistato nelle rete ma che non si ritrova nelle pratiche umane fuori da essa. Anzi, parlare fuori della rete di certe idee e di certi meccanismi viene sentito dagli interlocutori “laici” come una forma di bizzarra ideazione paranoica.

Un poco di sollievo provarono i “paranoici” nel 2008, quando la realtà extra-web sembrava realizzare le loro visioni e facili previsioni (uno schema Ponzi, per quanto grande, non regge). Un certo iniziale disorientamento generale ha poi ceduto il passo ad un ritorno all’abituale torpore, nonostante occasionali (finora) crisi strutturali. La cosa più interessante, a mio modo di vedere, è che sembra che le masse, nonostante Internet, (o grazie a Internet?), siano divenute ancora più passive e manipolabili che in passato. Ovverossia, si mobilitano, scrivono (eccomi come esempio), pubblicano, ma su Internet, quindi non accade nulla fuori se non è riportato da Internet. Nella rete c’è il sesso virtuale, l’amicizia virtuale, la politica virtuale. Non si vedono mutamenti nelle strade, nelle piazze. Anzi la gente in giro è sempre meno e i giovani sono sempre piu’ staccati dal politico e dal sociale, fatta eccezione per la web-politik alla Grillo; in genere si riversano nei centri commerciali per comprare, se possono, quello che c’è. La sensazione è che il controllo sia ferreo; nonostante le crepe del sistema, il sistema nei suoi elementi strutturali portanti tiene. Un fattore che può spiegare questo è l’attaccamento emotivo: l’attuale schema sociale coi suoi corollari di teoria politica (la “democrazia”) è la nostra sicurezza, la nostra famiglia. Ci chiede di consumare, ci dice che c’è chi pensa al nostro benessere, ci dice che siamo liberi, ci libera dagli spettri del passato (religioni e ideologie), permette tutte le trasgressioni di norme tradizionali: cosa c’è di meglio? Il suo punto debole è che l’essere umano, reso ideologicamente e eticamente passivo, prova un impressionante senso di vuoto e di mancanza di senso: le masse, soprattutto giovani, registrano questo disagio esistenziale, ma non lo collegano a uno schema di controllo sociale; il sistema va bene, – pensa il giovane – è la modernità: ma io perché mi sento irreale?

2.2014 – Internet ultima modifica: 2014-02-24T01:08:53+00:00 da Francesco Caruso