La zona morta

La tabella qui a lato inquadra in maniera semplice e inequivocabile, al di là di tante parole, l’andamento e i rendimenti (espressi in Euro) dei mercati finanziari dal 1998 ad oggi. Se si tiene conto delle elevatissime barriere all’entrata (liquidità, comprensione, limiti, vincoli ecc.) degli hedge funds, solo i bonds in questi anni hanno difeso il potere di acquisto reale dell’investitore, tra l’altro con un “efficiency ratio” (rapporto fra rendimento medio annuo e volatilità) superiore a uno. La combinazione migliore in questi ultimi 13 anni, in termini di efficienza, è stata data da un benchmark composto dal 90% di bonds e 10% equity. Le borse dal ’98 hanno reso pochissimo, anche tenendo conto dei dividendi, con una volatilità altissima. Se avessimo fatto questa tabella nel 2000, i risultati sarebbero stati radicalmente diversi, con l’equity regina assoluta (e fuori da ogni standard deviation storica: quindi chiaramente sopravvalutata) e gli altri assets ben distanti. Questa è la dimostrazione che il passato va osservato a fondo, studiato e conosciuto per evitare di cadere nei soliti triti luoghi comuni (le azioni fanno meglio dei bonds nel lungo periodo bla bla bla… il lungo periodo – diceva giustamente John Maynard Keynes – è quello in cui siamo tutti morti), ma anche per comprendere che il passato non può in alcun modo essere una chiave assoluta per leggere il futuro.  Nessuno può prevedere nulla: si può solo cercare di comprendere l’oggi, il famoso “hic et nunc”, attraverso un disciplinato esame di realtà. Tutto si muove in cicli e la negazione di questa realtà porta a gravissimi errori. L’esame della posizione ciclica, come già esaminato nell’ultimo post, porta ad alcune considerazioni:

1. tutti i cicli di medio e breve delle  borse (mensili e settimanali) si sono girati in negativo;
2. il mercato è tornato a premiare i settori difensivi e con beta basso, comportamento tipico delle fasi di  incertezza (di seguito il grafico della forza relativa settoriale: da  notare che sono stati bastonati i settori Basic Materials e Energy, tipicamente back-end-of-cycle: come se fossimo quindi alla fine di un  ciclo di espansione, non all’inizio)

3. i cicli di lungo (trimestrali) si sono già girati al ribasso su diversi mercati (ES50, Italia, CAC ecc.) ma sono ancora la rialzo sulla parte forte dei mercati: USA e Dax; 4. la sequenza della maggior parte dei mercati è ancora a minimi crescenti: il punto di controllo sono quindi i  minimi di fine Marzo; 5. l’esame “bottom-up” delle blue chips  USA e Europa evidenzia un breadth ancora marginalmente positivo, con il 55% di titoli in trend rialzista di LT; qualora questa percentuale dovesse scendere sotto il 50%, il segnale di uscita dalle borse sarebbe chiaro; 6. inutile giocare sulla vana speranza che i mercati e i settori “deboli” si riallaccino a quelli forti: per ora non c’è né segno, né supporto logico. Questo esame tecnico, che è la foto della realtà, è il punto di partenza per capire cosa fare.

Riassumo alcuni capisaldi della visione dei mercati 2011:

  1. i cicli “normali” di espansione delle  borse durano massimo 24-30 mesi, il che portava (e porta) al periodo Marzo-Settembre 2011 come cluster temporale della fine di questo ciclo;
  2. nessun ciclo dura “linearmente” di più, anche se vi sono casi di cicli allungati (’95-’00, ’03-‘07), con una lunga pausa o una forte correzione nel mezzo: tornerò sul tema;
  3. un trend è in atto fino a che non è provato il contrario: il che è indicato dalla sequenza di massimi e minimi e passa necessariamente dai segnali di breve, medio e lungo del mio indicatore di trend (il COT che pubblico ogni settimana);
  4. fino a che il trend positivo di fondo è in atto, i cali vanno considerati opportunità di acquisto (ma sempre e solo sui mercati forti); quando e se dovesse cambiare, la strategia andrà ribaltata.

Ecco i mercati forti: Dax e S&P.

Le aree critiche secondo il modello sono 7228-6995 per il Dax e 1319-1296 per lo S&P (attenzione al supporto di 9 Euro sull’Ishares dell’S&P). Sotto, solo i minimi di Marzo: 1250 S&P (tra l’altro: stop del trend di LT), 6700-6500 Dax. E 8.5-8 per l’S&P in Euro. Ecco i mercati deboli: FTSE MIB e ES50.

Entrambi non sono riusciti a portarsi sopra i massimi 2010. Entrambi sono vicini ai minimi di Marzo. Al di là di come si comporterà il mercato, non riescono a ribaltare una sottoperformance strutturale che li attanaglia da anni. In sostanza le borse sono – ad oggi – in una “zona morta”: non abbastanza alte per venderle, non abbastanza basse per comperarle. Anche il fatto che i miei due oscillatori siano entrambi al ribasso ma in posizioni differenti (il Composite Momentum ha appena fatto il flesso, il Pressure è già vicino a una zona di acquisto) non è risolutivo. Una nota sulla volatilità. Sento dire che è alta: balle, è l’assenza di trend che la fa sembrare alta. In verità non è mai stata così bassa dal 2007: sintomo che nei prossimi mesi ha fortissime probabilità di salire. Intanto i bonds, avvantaggiati dall’incertezza regnante e dalle speranze di un QE3 (fondate, se la FED prosegue coerentemente nella sua suicida politica di difesa a oltranza), recuperano. In sintesi: improponibile un ritorno sui massimi fino a che Dax e S&P resteranno sotto ai massimi dell’ultima settimana, 7400 Dax e 1345 S&P. A breve ci sono molte più probabilità di vedere un test dei supporti tattici e strategici. S&P vicino a un supporto quantitativo di lungo nel suo ratio con l’oro (vedi post precedenti): e questa sarebbe una banderilla letale per il toro.

Scarica il file pdf con i livelli: 20110522 – LA ZONA MORTA

La zona morta ultima modifica: 2011-05-23T08:53:58+00:00 da Francesco Caruso