Warren Buffett, il cubo gigante e il narcodebito

Warren Buffett, nella sua lettera annuale agli azionisti della Berkshire Hathaway, ha espresso tre concetti forti sui mercati:

1. BONDS – I bonds e i debiti in generale sono una classe di asset che contiene in sé un duplice rischio: rischio di tasso e rischio emittente; Buffett esprime il concetto in modo chiaro: “Gli investimenti che vengono denominati in una determinata valuta comprendono fondi comuni monetari, obbligazioni, mutui, depositi bancari, e altri strumenti. La maggior parte di questi investimenti sono considerati come “sicuri”. In verità essi sono tra i più pericolosi. Il loro beta può essere pari a zero, ma il rischio è enorme. Durante il secolo passato questi strumenti hanno distrutto il potere d’acquisto degli investitori in molti paesi, anche quando i detentori del debito hanno continuato a ricevere con puntualità i pagamenti degli interessi e del capitale. [….] I governi determinano il valore ultimo del denaro e le forze sistemiche a volte li fanno gravitare verso politiche che producono inflazione. Di tanto in tanto, queste politiche vanno fuori controllo.”. Il senso è: il rischio di perdita del capitale e di potere di acquisto reale non è compensato da un adeguato rendimento.

2. ORO – Buffett equipara la domanda di oro alla domanda di paura: “L’oro è un modo di andare lungo sulla paura, ed è stato un buon modo di andare lungo sulla paura di volta in volta. Ma devi davvero sperare che la gente abbia più paura fra un anno o due di quanto non ne abbia ora. E se hanno più paura tu fai i soldi, se hanno meno paura tu perdi soldi, ma l’oro di per se non produce nulla “. Buffett continua a questo riguardo con l’immagine del cubo gigante d’oro: “Io dico questo dell’oro. Se si prendesse tutto l’oro del mondo, si potrebbe farne un cubo di 19 metri di lato … Ora quello stesso cubo d’oro, varrebbe ai prezzi di mercato attuali circa $ 9.6 trilioni di dollari… con questa stessa somma si potrebbe avere tutta la terra coltivabile negli Stati Uniti, si potrebbero avere circa sette Exxon e si potrebbe avere un trilione di dollari di soldi cash… e se mi venisse offerta la scelta di guardare ad un cubo d’oro tutto il giorno, di toccarlo e accarezzarlo di tanto in tanto … Chiamatemi pazzo, ma io prenderò il terreno coltivabile e la Exxon”. Buffett, eveidentemente, non ha oro in portafoglio. Nella sua critica ragionata paragona l’oro alle bolle di Internet 2000 e dell’immobiliare 2007. Qui, secondo me, va fatta una precisazione in quanto una bolla è caratterizzata non solo dalla salita dei prezzi ma soprattutto dall’accettazione acritica di una sua continuazione (e lo stesso articolo di Buffett, che arriva dopo che altri Grandi si sono espressi contro l’oro, è la prova che non è questo il caso) e dall’eccessiva presenza nei portafogli istituzionali e retail (e non mi risulta sia cosi’). Inoltre, come scrissi nel 2001 ai tempi del minimo generazionale, sono ora le stesse banche centrali che ne comprano (dati ufficiali: e nel 2012 il dato salirà) e la percentuale in oro delle loro riserve, USA a parte, non è certo elevata, anzi.

3. BORSE – Secondo Buffett le borse (in particolare si riferisce alla borsa americana) hanno valutazioni talmente interessanti che gli investitori dovrebbero essere investiti esclusivamente (100%) in azioni. Qui Buffett essenzialmente mette in pratica ciò che predica e predica ciò che mette in pratica.

Rimando all’articolo scritto da Buffet stesso per una lettura completa. Che Buffett sia un inarrivabile maestro lo prova, oltre ogni opinione, l’andamento del suo titolo, Berkshire Hathaway:

Propongo tre grafici a integrazione logica di quanto sopra. Il primo è un grafico di lungo periodo dei tassi USA, tratto da www.dshort.com. I tassi sono sui minimi storici, in una posizione speculare a quella dei massimi dei primi anni ’80.

Il secondo grafico è lo spread tra S&P e oro. Nel 2000 lo S&P valeva 1550 e l’oro meno di 300. Non ho notizie di cosa dicesse Buffett allora. Ora, dodici anni dopo, lo S&P vale 1350 e l’oro 1730.

Il terzo grafico (sempre da www.dshort.com) è il ritorno dell’indice S&P dal 2000 ad oggi. Chi ha investito nel 2000 sull’indice USA sta perdendo, 12 anni dopo, il 20% in termini di potere di acquisto reale. Berkshire Hathaway, per inciso, ha fatto molto meglio dello S&P lungo tutta la sua esistenza.

Inutile dire che sull’Italia la situazione è di gran lunga peggiore: da 50000 a 16500 (di oggi). Un bel -67% che diventa -80% e passa in termini di potere di acquisto reale. Li conoscono questi numeri i nostri politici? Sicuramente li conoscono molti investitori.

La scorsa settimana la Fed ha annunciato di voler estendere la politica di tassi zero fino alla fine del 2014.
La Banca Centrale Europea alla fine ha ceduto e ha ridotto i tassi di interesse all’1%.
La Banca d’Inghilterra si riunisce la prossima settimana per decidere su un altro round di QE (=stampaggio soldi).
Questa settimana la Bank of Australia deciderà se ridurre ancora i tassi.
La Banca Nazionale Svizzera ha stabilito un limite a 1,2 franchi per euro nel mese di settembre per evitare un ulteriore rafforzamento del franco.
Il Giappone ha stampato moneta per 20 anni, nello sforzo (inutile finora) di mantenere lo yen basso e competitivo rispetto alle altre valute.
Ogni nazione vuole una moneta a buon mercato per favorire le esportazioni. Il risultato è una tempesta di carta moneta – senza alcun valore intrinseco – che soffia sulla faccia della terra.
Il mondo ha danzato al suono del pifferaio magico del debito facile sempre dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Il mondo ha evitato la disciplina del consumare ciò che ci si può permettere e dell’austerità per decenni. Ma prima o poi il pifferaio deve essere pagato. Fino ad oggi, il pifferaio è stato “pagato” con enormi quantità di carta senza valore intrinseco.
Con 40 elezioni in giro per il mondo nel 2012, i politici vogliono rendere le persone felici. Chi vota non ama che gli vengano proposte sofferenze. Le banche centrali e i politici voglio elettori grassi (almeno mentalmente) e felici. Il debito è il metodo delle banche centrali per evitare il dolore dell’austerità. La creazione di debito sul debito è il narcotico economico che viene utilizzato dalle nazioni moderne. E’ il vecchio sistema del “mal comune, mezzo gaudio”: ma per quanto questo megatrend di debito deflazionistico sostenuto da leve finanziarie di ogni genere sia duro a morire, non durerà perché è irreale. Alla fine tutto si risolverà o in iperinflazione – con conseguente revisione/smantellamento del sistema monetario – o in un crash correttivo deflazionistico. In entrambi i casi, a mio modo di vedere, l’oro sarà l’ultima moneta rifugio. In ogni caso, avere asset reali (quindi anche borsa) sarà infinitamente meglio di avere debito. Basta ragionare per capirlo.

Prendiamo l’esempio della Grecia. Si illude chi crede che tutto sia risolto. Cito integralmente “DEFAULT & C.” di Daniela Turri (www.fib30online.it).

“Da un paio d’anni la parola DEFAULT (inadempienza) è entrata nel lessico quotidiano degli italiani. Ma che cosa significa esattamente DEFAULT? Il famoso Barron’s “ Dizionario di terminologia finanziaria e di investimento” alla voce DEFAULT recita: << incapacità di un debitore di effettuare pagamenti periodici di interessi e somme capitali alle date/nei tempi dovuti o mancato rispetto di altre disposizioni del regolamento di tali obbligazioni. In caso di inadempienza, gli obbligazionisti possono esperire azioni contro le attività dell’emittente al fine di recuperare i loro capitali >>. Bene, allora la Grecia è in default/INADEMPIENTE dal 27/ott/2011 data in cui (ricorderete…) si giunse all’accordo tra i leader di 17 Paesi dell’Eurozona, la Grecia e l’ IIF, l’associazione delle maggiori banche del mondo che portò al taglio del 50% dei bond greci (nel tentativo di riportare il debito greco al 120 del Pil entro il 2020). Quindi  una “ristrutturazione negoziata del debito” con la quale: 1. Si convinsero gli obbligazionisti privati (banche e assicurazioni) ad accollarsi il 50% di perdite sul valore facciale del debito greco (pari a 257 miliardi di euro) 2. Nel contempo si incrementava la dotazione del fondo salva stati EFSF a mille miliardi di euro (moltiplicando i miliardi di dotazione iniziale dopo gli impegni già presi per Grecia, Irlanda e Portogallo) Naturalmente, il punto (1) genera INADEMPIENZA, cioè default. Si realizza quindi la condizione (credit event, in gergo finanziario) per cui i possessori di CDS (Credit Default Swaps) passano alla cassa, in quanto i CDS sono un prodotto finanziario derivato che funge da polizza sul rischio inadempienza/Paese: e la Grecia è inadempiente visto che – come definito dall’accordo dd 27/10/11 –  non pagherà il 50% dei propri debiti (obbligazionari) in scadenza… Ma… c’è un MA: per i prodotti finanziari derivati l’ultima parola spetta all’ Isda International Swaps and Derivatives Association Inc. (http://www2.isda.org) che non è una associazione “super partes” , bensì l’ associazione che riunisce le società che emettono derivati (e chi emette i derivati?? Le grandi banche: Sociètè Genèrale, Deutsche Bank, Merrill Lynch, Unicredit…). Scorrendo la lista dei membri del Board of Directors si notano, tra gli altri, uomini di provenienza Deutsche Bank, JP Morgan Chase, BNP Paribas, CITI, Goldman Sachs, PIMCO, HSBC, Standard Chartered, Barclays, UBS, RBC Capital Markets, Unicredit, Societe Generale, Nomura, Royal Bank of Scotland, Merrill Lynch, Credit Suisse, BlackRock, Mizuho Securities, AXA Investments… Ogni commissione ISDA è composta da 15 membri: 10 rappresentano le società che emettono derivati, 5 sono nominati invece dai fondi di investimento (es: BlackRock, PIMCO, Axa…) più altri 2 “osservatori” senza diritto di voto. Nota Bene: già a ott/nov2011 l’Associazione ha detto NO al rimborso/pagamento dei CDS sulla Grecia, ribadendo quanto aveva già comunicato nell’estate del 2011 (quando vi era stata la prima ristrutturazione del debito ellenico); un portavoce dell’Associazione ISDA ha spiegato che <<…finchè si tratta di un accordo volontario, perchè questa è ufficialmente la natura dell’accordo, non ci sarà credit event…». Riassumendo: no credit event/no rimborso CDS… (parafrasando George Clooney in un famoso spot: no default/no party…per i detentori di CDS!). Quindi niente soldi per chi, nei mesi scorsi, aveva acquistato credit default swap per coprirsi dal rischio Grecia (erano stati lungimiranti, ci avevano pensato, avevano cosi annullato il rischio ed avevano sborsato per tale polizza ma… tutto inutile perchè non  riesce a far valere tale “polizza”…). In pratica in tutte queste settimane si è portata avanti la farsa del “salviamo la Grecia” e del tira&molla con il governo greco  ANCHE  per tale semplice motivazione: portare la Grecia a firmare l’accordo cosi da rendere “volontario” il default e salvare le banche emittenti dal pagamento di CDS che hanno raggiunto quotazioni superiori anche del +600% rispetto al periodo giu/sett2011. L’accordo sul “default” firmato ieri dalla Grecia lo rende pertanto volontario – ma… è veramente volontaria questa ristrutturazione? Oppure ci troviamo di fronte ad una coercizione? Un accordo che prevede tagli di 15.000 dipendenti statali renderà ancora più difficile, insostenibile ed esplosiva la questione sociale in Grecia (spartani ed ateniesi, genitori della democrazia in questo nostro continente, si staranno sicuramente rivoltando nella tomba). Questione di giorni e la commissione ISDA emetterà un comunicato in cui dirà che i CDS sulla Grecia non saranno pagati. La commissione chiamata a decidere sui derivati greci (competente anche per tutto il mercato europeo) è composta da rappresentanti di BNP Paribas, Societe Generale, Credit Suisse, UBS, Deutsche Bank, Barclays, Bank of America/Merrill Lynch, Goldman Sachs, JPMorgan Chase Bank, Morgan Stanley più i rappresentanti dei Fondi BlackRock, Citadel Invest., Shaw Group, Pacific Invest, BMCapital. Ed ancora una volta è doloroso (e doveroso) constatare come il mercato dei derivati sia tuttora un buco nero che continua ad essere sconosciuto e sregolato (over-the-counter, il termine tecnico), uso a fagocitare finanza e moneta, imparzialità e democrazia. Ecco perché a distanza di soli  3mesi e mezzo (un trimestre, in pratica) dal precedente “default volontario” ci ritroviamo con: • la Grecia con l’acqua alla gola, nella impossibilità di far fronte ai propri impegni finanziari/scadenza (ma …la Grecia E’ INADEMPIENTE!! … lo sappiamo da ottobre/2011, non dovremmo stupirci) • i media, i politici, i burocrati ancora insistono “Default si/default no”, quando la Grecia E’ IN DEFAULT CONCLAMATO dal 27/ott/2011!!! (repetita iuvant) • ultimatum… posticipati ad oltranza. E le “sorprese” sembrano proprio non essere finite: dal 1 gennaio 2013 entrerà in vigore un accordo noto come FISCAL COMPACT firmato dai nostri “rappresentanti” europei (ma… ci hanno mai interpellato sulla questione, i nostri rappresentanti? Se non informi chi rappresenti, semplicemente NON sei un rappresentante, ma qualcun altro…): pensate che – tra le altre abominevoli amenità – nel TITOLO III art. 6 – è previsto che OGNI Stato della zona Euro dovrà chiedere approvazione alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo prima di emettere i propri titoli di Stato!! Incredibile, davvero. Democrazia e libertà ci vengono sottratti con il nostro consenso e nessuno ne parla. Vorrei vivere cent’anni per sapere come andrà a finire; chissà se questo Popolo italiano di artisti, eroi, santi, navigatori, scienziati e pensatori con una cultura insuperabile ed invidiabile che mi rende orgogliosa di essere italiana resisterà al terremoto sociale e finanziario che si prefigura.”

E’ questa l’Europa che vogliamo lasciare ai nostri figli? Auguriamoci tutti che le parole pronunciate oggi da Monti al parlamento europeo (finalmente un motivo di orgoglio per la politica italiana e una bella lezione di storia e di stile per i nostri amici tedeschi, che forse si dimenticano che a loro e al loro debito – dopo i massacri della Seconda Guerra Mondiale – fu riservato un trattamento di gran lunga meno vessatorio rispetto a quello che ora loro stanno riservando alla Grecia) non restino lettera morta.

Il 29 Febbraio la BCE varerà una seconda ondata di QE. Entità prevista: poco meno di 1000 miliardi. Ormai non sono più soldi: sono numeri senza valore. Non c’è da stupirsi che in questo contesto di narcosi collettiva, abilmente collegata a un bersagliamento mediatico che ormai ha perso il valore di notizia per acquisire quello di routine quotidiana, tutto salga. Nessuno si chiede a cosa debbano servire questi soldi. Serviranno alle banche (cui costeranno pochissimo) in parte per ridurre il proprio indebitamento, in parte per contribuire alla causa acquistando debito ad alto rendimento dei paesi “deboli”.

La narcosi del debito non è una soluzione. La droga non cura: nasconde solo i sintomi. In questo è completamente condivisibile la tesi di Buffett sul debito. Sui mercati non c’è molto da aggiungere rispetto a quanto scritto a inizio mese. I target indicati sono stati in parte raggiunti (DAX), in parte sfiorati (Italia e USA). I modelli sono ancora al rialzo, anche se la tensione tecnica è tanta e la volatilità molto, molto bassa (= compiacenza?).

DAX – dati settimanali

In questo grafico si vede l’ipercomperato di breve (tattico quindi, non strategico: di interesse del trader e non dell’investitore) e il conteggio delle uplegs: siamo nella fase terminale della 2a upleg, all’interno della 3a upleg di grado superiore (medio termine). Il rettangolo con vertice sul minimo dell’ultima correzione evidenzia visivamente un dato statistico: non sono mai passati più di 4,5 mesi tra due avvallamenti (minimo e minimo) di breve. Quindi, ci si può credibilmente attendere una correzione (come già ipotizzato a inizio mese) con sviluppo tra la seconda metà di Febbraio e la fine Marzo (massimo inizio Aprile). Tutto continua a far pensare a un 2012 a due facce: la prima sarà quella migliore.

L’allocazione attuale del PORTAFOGLIO PERFETTO gestito dall’algoritmo “INVESTITORE DISCIPLINATO” (quindi incurante di ogni valutazione soggettiva) è la seguente:

DAX = 25%; ORO = 12,5%; BUND = 37,5%; CASH/SHORT TERM = 25%

Ricordo che si tratta di un portafoglio DINAMICO che fa pochi movimenti e che ha generato oltre l’11% medio annuo dal 1990 ad oggi (sicuramente ottima anche se assai lontana da quella del Gran Maestro Buffett), con – a suo favore – costi molto bassi, un elevatissimo grado di liquidabilità, bassissimo drawdown (perdita massima sui 12 mesi rolling: -7,8%) e una volatilità simile a quella di un portafoglio obbligazionario.

Warren Buffett, il cubo gigante e il narcodebito ultima modifica: 2012-02-16T09:50:36+00:00 da Francesco Caruso