L’iterazione Lehman

(Regola numero uno: “I mercati hanno sempre ragione e sono gli unici giudici di sé stessi” – Applicazione: l’Investitore Disciplinato in questo momento è a zero azioni e non cerca i minimi)

Sono passati davvero tre anni o siamo ancora a Settembre 2008? Che la situazione dei mercati sia ormai de facto ben oltre la normale definizione di “gravità” lo si capisce perfettamente da alcuni dati: (1) l’accelerazione esponenziale nella sequenza di riunioni ai massimi livelli (UE, G8, G20 ecc.); (2) l’allargamento di queste riunioni a tutti i rappresentanti economici mondiali, ben al di là dei consueti formalismi e protocolli; (3) la colata lavica di dichiarazioni sempre meno di facciata e sempre più simili a bollettini di guerra, con successive negazioni pro forma; (4) l’ammissione che si sta valutando uno scenario di default greco; (5) il downgrade del debito di uno dei paesi-architrave della crisi (Italia); (6) il piano Twist varato dagli USA. Quest’ultimo è – a mio avviso – di gran lunga il sintomo più preoccupante in quanto (a) sancisce l’inefficacia a livello di rilancio economico e occupazionale delle operazioni di Quantitative Easing 1 e 2 e (b) assomiglia a quello che si fa con la struttura debitoria di un’azienda in stato prefallimentare, cioè l’allungamento forzato della scadenza del debito. Non sono un economista e mi limito a usare il buon senso. Ripeto: non si cura un drogato con dosi enormi di droga, gli si impedisce soltanto di collassare per crisi di astinenza. E’ un rinviare lo scontro con la realtà. Suggerisco, per chi volesse una sintesi intelligente e precisa della situazione, la lettura dell’articolo di Federico Rampini su Repubblica. In questa situazione caotica, l’unica parasoluzione che sta prendendo corpo è una specie di “piano Paulson” e di TARP europeo, cioè un intervento governativo in supporto alle banche, in particolare a quelle francesi, per evitare un default a catena. Uso il termine “parasoluzione” perché – come cercherò di spiegare anche attraverso i grafici – la situazione è ricchissima di analogie con quella pre-Lehman di Agosto-Settembre 2008. I tempi per intervenire prima di un avvitamento appaiono ridottissimi e, come allora, nemmeno ora si è certi che la pezza non si riveli alla fine peggiore del buco. In sostanza, quello che si sta cercando di evitare, ancora una volta anche se su un piano diverso, è l’ingrippaggio improvviso del sistema. Un default greco (ammesso e non concesso che sia pilotabile: e la Lehman non è un buon precedente) sancirebbe una decapitalizzazione di alcuni importantissimi istituti, che sarebbero costretti – ma di fatto a me sembra che abbiano già cominciato – a vendere gli asset in portafoglio. A qualunque prezzo. La discesa dei mercati ha quindi a mio avviso ben poco a che vedere con questioni di valutazione o speculazione: più che altro è una forma di “liquidazione forzosa”. Le banche, oltretutto, sospingono un’uscita dagli altri asset finanziari, purché i fondi vadano ad aumentare le disponibilità (=conti, bonds bancari). Ovviamente, in queste condizioni, le banche – non conoscendo le condizioni finanziarie le une delle altre – cercano un interlocutore superiore per le proprie esigenze di liquidità: le banche centrali e la BCE. Tutto questo, quindi, è un loop che porta a una fuoriuscita dagli asset ma soprattutto a una restrizione del credito a imprese e privati e a una spirale di percezione di difficoltà e di conseguente riduzione di investimenti e consumi. L’intero meccanismo appare come una palla di neve, piccola e lenta all’inizio ma gradualmente sempre piu’ autoalimentantesi e difficile da controllare. L’esistenza di una leva finanziaria in rapida riduzione da livelli simili a quelli del 2000 e del 2007 è un altro elemento di riflessione.

In questo scenario, i mercati stanno reagendo nell’unico modo possibile. La discesa, peraltro, fino a qualche giorno fa è stata perfino ordinata. Si sono giustamente salvati i debiti dei paesi forti e i bonds americani, per i quali non è forse illogico parlare del più grande buyback della storia. Nell’ultima settimana, però, si è fatto vivo qualche pericoloso accenno di deragliamento, specialmente nell’estensione del calo a diversi mercati di economie “vive” (Hong Kong, diversi emergenti) e soprattutto a molte importanti commodities. Nel post precedente avevo cercato di indicare quali sarebbero potuti essere i “patterns” di una correzione sulle borse: la traccia erano appunto le correzioni (e alcuni “baby bears”) degli ultimi anni. L’ultima settimana ha messo in discussione il presupposto di base, cioè che i mercati azionari abbiano trovato un punto di controllo. Non lo escludo, ma non ne farei al momento oggetto di strategie. A parte tutte le considerazioni sullo stato di crisi, l’avvitamento delle commodities è insieme immagine e sintomo di un rapido peggioramento della situazione reale. Lascio per un attimo da parte il Messaggero per eccellenza, l’oro, che sta correggendo ma che è ancora uno dei pochissimi asset, insieme ad alcuni titoli del Nasdaq come Apple (rialzo, stop 366) e Amazon (rialzo, stop 204) a poter essere definito in uptrend. Prendo invece in esame CRB Index, Argento e Rame (quest’ultimo molto importante come indicatore industriale) e osservo le analogie con la tarda estate 2008 e con le ultime “recessioni ufficiali” degli ultimi anni. Manca all’appello il Brent, che però sotto 103 darebbe un segnale di conferma di un potenziale major top e quindi di frenata globale.

CRB Index – rottura ribassista
Argento – Figura tecnica ribassista molto simile a quella di Agosto 2008
Rame (dati mensili) – La rottura dei minimi di Settembre (linea rossa = minimi degli ultimi 12 mesi) provocherebbe un segnale simile a quelli coincidenti con le recessioni ufficiali 2001 e 2008
Brent – dati trimestrali
Apple
Amazon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa è l’ultima settimana del trimestre. A partire dal prossimo saranno disponibili i livelli di cambiamento di trend relativi a Ottobre e all’ultimo trimestre dell’anno. Le proiezioni indicano che le probabilità di un segnale strutturale positivo sulle borse da qui a fine anno sono praticamente zero. Invece, saranno vicinissimi i livelli dove i mercati USA – che finora sono stati gli unici a tenere, grazie alla loro profondità e diversificazione – fornirebbero un segnale negativo simile a quello fornito dai mercati europei qualche mese fa: al momento, questi livelli sono 10600 Dow e 1100 S&P. Il Giappone è vicino ai minimi degli ultimi decenni. Il Usd è al rialzo contro tutte le valute ad eccezione dello Yen.

L’impressione delle ultime sedute è quella di mercati azionari che si muovono in entrambe le direzioni come un branco sotto attacco. Le valutazioni e i ragionamenti razionali contano pochissimo in questi momenti e potrebbero continuare a non contare a lungo. Gli hedge funds attendono al varco. In questa situazione di tensione sistemica ed emozionale, qualunque notizia può provocare swings violentissimi. La discesa 2007-2009 inquadra perfettamente le casistiche, con un caveat di base: mentre l’azione mixata mercato+oscillatori assomiglia molto al caso 1 e al caso 3 (primo minimo, “deriva” ribassista con secondo minimo e reazione di 5-8 settimane), il calo delle commodities sposta il parallelo sul punto critico di Agosto-Settembre, subito prima del default Lehman (caso 2). Semplicemente rapportando la casistica alla situazione 2008, in 2 casi su 3 sarà – a brevissimo – correzione al rialzo, in uno su 3 sarà accelerazione di una tendenza negativa in atto ormai da mesi.

S&P500 – Comparazione con le casistiche 2008

(Regola numero due: “L’unica realtà che conta è l’andamento dei prezzi” – Applicazione: l’Investitore Disciplinato in questo momento è a zero azioni e non cerca i minimi)

A inizio Ottobre verrà aggiornato e riproposto il Modello Economico, che aveva perfettamente anticipato sia la crisi che le caratteristiche della stessa (vedi la presentazione di Giugno e l’outlook trimestrale di Luglio). La realtà è che ne usciranno confermate le due neverending stories attuali: un “cul-de-sac” tra mercati, finanza e economia reale e il proseguimento del drenaggio sul risparmio gestito. E’ probabile che –attraverso uno sforzo lucido e congiunto enorme – si possano stabilizzare per qualche tempo i mercati: ma l’alternativa, a livello economico, è tra stagnazione e depressione. E’ probabile che tutte le previsioni economiche – già riviste al ribasso in quest’ultima settimana – siano ottimistiche rispetto a quella che sarà la realtà dei prossimi mesi. Non si vede quindi come ci possano essere, in un contesto simile, pressioni strutturali in acquisto. A livello di investimento e di mercati vi è una profonda differenza tra la strategia, che deve seguire determinati tempi e determinate caratteristiche di concretezza e contenimento del rischio, e la tattica, dove ciascuno può usare metri e regole diverse. A livello strategico, l’indicazione del modello di uscita dal mercato è arrivata per l’indice italiano a 21100, per il Dax a 6845, per l’ES50 a 2833, per l’S&P500 a 1282. A livello tattico, la possibilità di una reazione plurisettimanale delle borse passa tecnicamente attraverso le forche caudine di un ritorno alla neutralità matematica degli indici principali su base di breve, in particolare di quelli europei (Italia: 14537). Vedi: QUADRO RIEPILOGATIVO DEL TREND – 09-25-2011.

(Regola numero tre: “La regola più importante sui mercati è: limitare le perdite” – Applicazione: l’Investitore Disciplinato in questo momento è a zero azioni e non cerca i minimi)

 

L’iterazione Lehman ultima modifica: 2011-09-25T18:46:28+00:00 da Francesco Caruso