Il mese di marzo si è distinto per una straordinaria flessione al ribasso dell’indice FTSE Mib a causa delle tensioni globali legate alla pandemia di Coronavirus, ma anche per la guerra dei prezzi del greggio tra Arabia Saudita e Russia. Dai recenti top, il FTSE Mib è arrivato a perdere fino al 44,46% in sole 18 sedute di negoziazione (13 mesi di guadagni bruciati), passando dai oltre 25.400 punti – poco al di sopra dell’area resistenziale ultradecennale il cui superamento stabile poteva porre fine alla lateralità di lunghissimo periodo dalla crisi Lehman – ai 14.153 punti di minimo segnati il 16 marzo.

Per quanto riguarda i titoli Big Cap, il crollo non ha risparmiato nessuno. Vi sono solo titoli che hanno perso meno di altri. Ad oggi la perdita percentuale maggiore, calcolata dal top degli ultimi 6 mesi al minimo segnato con il recente sell-off, è stata registrata da Leonardo (-63,16%), seguita da FCA (-62,72%), Tenaris (-61,67%), Mediobanca (-61,67%), Saipem (-61,22%) ed Atlantia (-60,66%).

Questi i titoli che hanno perso oltre il 60% dai top degli ultimi 6 mesi, una perdita che supera di circa il 20% quella registrata dal FTSE Mib. Non è un caso che i titoli che hanno segnato le flessioni maggiori siano anche quelli legati ai settori che maggiormente trainano i corsi del principale indice italiano, come il settore bancario e petrolifero (questi ultimi, in particolare, pagano il crollo verticale del prezzo del greggio), ma anche dei settori automotive e delle infrastrutture come FCA e Tenaris impattati negativamente dalla situazione di emergenza sanitaria.

Le altre società non sono da meno e registrano perdite che vanno da un -44,77% registrato da Campari al -58,44% di Azimut. Al momento, gli unici titoli che sono riusciti limitare le perdite rispetto all’indice sono quelli appartenenti al settore farmaceutico e delle utilities, i quali evidenziano un Beta mediamente inferiore a 1. Del primo spicca DiaSorin, che dopo una flessione del 23,76% ha segnato un nuovo massimo assoluto a 130 euro in chiusura della scorsa ottava. Performance positiva legata al via libera della FDA statunitense (Food and Drug Administration) al test rapido sviluppato dalla società per il Coronavirus. Seguono Ferrari e Recordati, scivolate rispettivamente del 32,56% e del 33,06% dai top a 6 mesi.

Limitano le perdite anche i titoli dei servizi pubblici: Terna (-33,49%), Italgas (-35,70%), Snam (-37,75%), Hera (-38,01%) ed Enel (-40,18%). Per il settore del lusso si distingue invece Moncler (-40,63%).

Alla luce dell’emergenza sanitaria e del recente crollo dei corsi azionari, sono molte le società quotate che hanno deciso di sospendere il pagamento della cedola già approvato dal Cda per il 2019. A Piazza Affari le prime società ad annunciare questa scelta sono state Brembo e Amplifon, ma a queste potrebbero aggiungersene altre nelle prossime settimane.

Basandoci prettamente sui numeri, i titoli dei settori utilities e farmaceutico si sono dimostrati – per il momento – i più resilienti e potrebbero difendersi meglio rispetto al resto del paniere in uno scenario di forte rallentamento economico che si prospetta.

 
FTSE Mib: farmaceutico e utilities i settori più resilienti al Coronavirus ultima modifica: 2020-03-26T15:03:13+00:00 da Francesco Caruso